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Benvenuti In Questa Splendida Raccolta Di Aforismi E Massime Di Vita


mercoledì 28 novembre 2012

Fermiamo Il Muos


il M.U.O.S. non inquina....UCCIDE!


Il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) è uno dei terminali terrestri di un sistema di SATCOM o telecomunicazioni satellitari della marina militare degli Stati Uniti d’America.
Al di là delle applicazioni e implicazioni militari, che fanno di tutta la zona il primo "bersaglio" a cui mirare, per quegli stati del mediterraneo che volessero liberarsi "del controllo americano" sui loro territori, il M.U.O.S., posto all'interno di un territorio densamente abitato, a pochissimi km dalla cittadina di Niscemi e vicinissima ad altri centri come Acate, Vittoria Caltagirone, ecc....altro non è se non la "catastrofica rappresentazione" dell’opera umana nell’ambiente naturale, prova ne è l'enorme devastazione operata all’interno della riserva naturale (SIC) "Sughereta" di Niscemi una volta habitat di una flora ed una fauna meravigliose, ora resa sterile sia dalla forte cementificazione che dalle onde elettromagnetiche ad altissima frequenza delle 41 antenne della base americana che, dal 1991, interferiscono con la sopravvivenza di molte specie animali. Il M.U.O.S. è capace di interferire con le strumentazioni tecnologiche dell’aeroporto Fontanarossa di Catania e d’impedire l’entrata in funzione di quello di Comiso, ostacolando così anche il rilancio dell'economia locale....
Il M.U.O.S. rappresenta soprattutto una grandissima EMERGENZA per la salute umana per i pericolosissimi effetti causati della enorme potenza erogata dalle antenne. Il M.U.O.S. e le 41 antenne già operanti a Niscemi sono nocivi per la salute dei siciliani, così come dichiarato dai Prof. Zucchetti e Coraddu Fisici Nucleari del Politecnico di Torino, in quanto provocano distacchi di retina, cataratte, sterilità e sono causa di vari tumori quali linfomi, mielomi, tumori cerebrali, tumori alla tiroide, melanomi oculari, tumori al testicolo mammella e utero. L’incidenza dei tumori è più elevata purtroppo nei bambini dove è stata accertata la produzione di leucemie. Studi approfonditi di correlazione fra elettrosmog ed insorgenza di tumori sono stati effettuati da molti studiosi di fama internazionale come il Prof. Levis specializzato in Mutagenesi Ambientale presso l’Università di Padova.

sabato 10 novembre 2012

Un’apocalisse cosmica all’origine della Luna


Un’apocalisse cosmica all’origine della Luna.



Com’è nata la Luna? È un dilemma annoso su cui continua a non esserci unanimità di vedute tra gli scienziati, nonostante decenni di studi e analisi della stessa Luna e dei campioni di rocce lunari raccolte dalle varie missioni Apollo. Negli ultimi anni l’ipotesi catastrofista, secondo cui la Luna sarebbe nata come prodotto di una collisione tra la Terra e un grande corpo celeste, era andata declinando in favore della teoria di un’aggregazione graduale di corpi minori (planetesimi), per cui il cosiddetto “sistema doppio” Terra-Luna non avrebbe avuto nulla di particolare nella sua origine. Tre studi appena pubblicati su due riviste di primo piano, Science e Nature, ribaltano questa prospettiva ma non rispondono a tutte le domande, anche se sembra ora che la teoria catastrofista sia vicina a ottenere la conferma definitiva.

Fissione (o fusione?) catastrofica

Già nel 1878 il figlio di Charles Darwin, l’astronomo George Darwin, ipotizzò che la Luna fosse “figlia” della Terra: durante le prime fasi della sua formazione, la Terra ancora incandescente, ruotando molto velocemente su se stessa, avrebbe finito per perdere una parte della sua massa, che sarebbe andata a formare poi la Luna. Darwin individuò nella depressione dell’Oceano Pacifico la prova di questa “fissione” primordiale. L’evolversi dello studio della geologia e della tettonica a placche escluse quest’ipotesi, in quanto la depressione del Pacifico è molto più recente (meno di mezzo miliardo di anni fa), senza contare che la velocità impressa dalla forza centrifuga alla Terra per produrre un simile fenomeno sarebbe dovuta essere tale da farle compiere una rotazione in meno di 3 ore, ipotesi non supportata da nessuna teoria.   






Asteroidi in avvicinamento: ecco tutti quelli che transiteranno vicino alla Terra entro la fine del 2012

asteroidi avvicinamento


Gli asteroidi potenzialmente pericolosi (Potentially Hazardous Asteroids) costituiscono una sottoclasse del più vasto gruppo di asteroidi che possono avere passaggi ravvicinati con la Terra. I PHA possiedono orbite più ravvicinate con il nostro pianeta, circa otto milioni di chilometri, e una grandezza sufficiente a provocare danni rilevanti in caso di impatto.

Le osservazioni su questi oggetti rocciosi sono state condotte grazie ad una flotta di strumenti sia da terra che nello spazio stesso. Uno fra tutti è Wise (Wide-field Infrared Survey Explorer) della Nasa, il quale è riuscito a determinare la stima più accurata mai fatta della popolazione di asteroidi potenzialmente pericolosi del nostro Sistema Solare. I risultati ottenuti dal Wise rivelano le nuove informazioni sul numero totale, le origini e le possibili minacce che potrebbero rappresentare questi oggetti.
Fino ad oggi, sono 1348 gli asteroidi censiti e potenzialmente, e si sottolineapotenzialmente, pericolosi per il nostro pianeta. E a ben guardare la tabella stilata dalla Nasa segnala il passaggio di un gran numero di corpi rocciosi.
Novembre. Considerando il solo mese di novembre, per esempio, si può constatare come, in totale, gli oggetti pericolosi per il pianeta siano ben 13, dei quali 4 non si è avuto riscontro negativo. 2012 UX136, 2007 PA8, 2012 VD5 e 2012 VE26 sono transitati i primi giorni del mese nei pressi della Terra senza che recassero danno, ma solo preoccupazione. Tra questi, il temuto e discusso 2007 PA8, il cui passaggio è avvenuto il 5 novembre, è stato forse quello più atteso. La traiettoria di 2007 PA8 era ben nota già da tempo. Il suo progressivo avvicinamento può essere considerato il più interessante approccio alla Terra dei prossimi 200 anni con i suoi 6,5 milioni di chilometri di distanza da noi. A ben vedere, oggi, 9 novembre transiteranno vicino alla Terra ben due asteroidi: 2012 VB5 e 2012 VA26. Pericolo che sarà riproposto il giorno successivo, il 10 novembre, con gli asteroidi 2012 UV136 e 2012 VQ6. 
Nuove informazioni suggeriscono che i PHA, residenti in orbite a bassa inclinazione, sono circa due volte di più di quanto precedentemente si pensava e, quindi, si allineano in numero maggiore con il piano dell’orbita terrestre. Forse è anche questo uno dei motivi che rendono la metà del mese ricca di “incontri”. Ancora, infatti, l'11 novembre incontreremo 2012 VC26, mentre il 14 sarà la volta di 2012 UY68 e il 17 di 2012 VB26. Il mese, forse il più pericoloso dall'inizio dell'anno, si concluderà con due incontri ravvicinati: il 25 incroceremo 2010 KK1 e il 28 2009 LS.
Dicembre. Ma se novembre è il mese degli incontri più numerosi, sebbene con rocce di dimensioni più esigue (ad eccezion fatta di 2007 PA8 con i suoi 2.4 chilometri di stazza), dicembre sarà il mese che preoccuperà non tanto per la frequenza di tali avvicinamenti, quanto per la grandezza dei sassi spaziali vaganti.
Se ne contano 5. E, tra questi, solo 2009 BS5, la cui traiettoria transiterà vicino a noi l'11 dicembre, è di ridotte dimensioni visti i suoi 11 metri. Gli altri 4 hanno una misura variabile, seppure entro il chilometro o di poco superiore. Quello più esteso sarà 4179 Toutatis che, per dimensione, non è da sottovalutare. Al pari di 2007 PA8, esso risulta di poco più grande: 2.7 chilometri. Ma non c'è da star sereni nemmeno a Natale.
Dopo aver verificato di persona cosa sarà accaduto il 21 dicembre, non saremo certo in grado di tirar sospiri di sollievo. Il 23 dicembre, dopo essere scampati alla profezia Maya, 2003 SD220 e1998 WT24 transiteranno nei pressi del pianeta. L'anno più discusso di tutti tempi si concluderà, finalmente, con l'ultima paura del 2012. Il 29 dicembre transiterà 2003 UC20, un sassolino di un chilometro.
Un'ultima curiosità. Questi oggetti a bassa inclinazione appaiono piuttosto brillanti e più piccoli rispetto agli altri asteroidi che si trovano lontani dal pianeta. Perché? Probabilmente molti dei PHA potrebbero avere avuto origine da una collisione tra due asteroidi nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove. L’oggetto più grande potrebbe essersi successivamente staccato, provocando il conseguente distacco di alcuni frammenti che giungono all'interno delle orbite più strette alla Terra diventando, infine, i temuti PHA.

sabato 3 novembre 2012

Misurata per la prima volta la natura ambigua della luce


Risolto uno dei misteri della meccanica quantistica. Nella ricerca anche uno scienziato italiano

Alberto PeruzzoAlberto Peruzzo
Misurata per la prima volta la «doppia» natura della luce, che secondo la meccanica quantistica è composta da fotoni, elementi che sono simultaneamente sia particelle che onde. Un team di fisici dell'università di Bristol, fra cui compare un «cervello in fuga» italiano, Alberto Peruzzo, è riuscito a inventare uno strumento in grado di misurare contemporaneamente la doppia natura dei fotoni. La ricerca è stata pubblicata il 2 novembre sulla rivista Science.
DUALITÀ - La dualità onda-particella dei fotoni è uno degli interrogativi più intriganti della fisica, tanto da esser stato definito «il vero mistero della meccanica quantistica» dal premio Nobel Richard Feynman. Il dibattito fra le teorie ondulatorie e particellari della luce accompagna la storia della scienza fin dagli albori. Isaac Newton nel XVII secolo era il principale sostenitore della teoria particellare, che poi però dovette cedere il passo alla teoria ondulatoria, dopo gli esperimenti di Thomas Young (all'inizio del XIX secolo) per arrivare fino alla teoria dell'elettromagnetismo di James Clerk Maxwell. Nel 1905 fu Albert Einstein a sparigliare le carte: dimostrò che era possibile spiegare un particolare fenomeno, l'effetto fotoelettrico, tornando all'idea che la luce fosse formata di particelle, vale a dire i fotoni. Oggi la teoria quantistica spiega che la natura del fotone dipende dal mezzo di osservazione: particolari misure sperimentali possono attribuire alla luce la natura particellare, altri apparati quella ondulatoria. Il problema è che finora non è stato possibile concepire un apparato sperimentale in grado di misurare contemporaneamente la doppia natura del fotone.
ESPERIMENTO - Proprio qui sta la novità introdotta dal team di Bristol. Peruzzo, Peter Shadbolt e Jeremy O'Brien del Centro di fotonica quantistica hanno fatto squadra con i teorici quantistici Nicola Brunner e Sandu Popescu per concepire uno strumento in grado di misurare simultaneamente sia il comportamento particellare che ondulatorio della luce. Peruzzo spiega che questo dispositivo si incardina su un noto principio, contro-intuitivo come gran parte della meccanica quantistica, vale a dire quello della «non-località». La teoria quantistica va contro il principio della «località» (ciò che accade in un luogo non può influire immediatamente su ciò che accade in un altro luogo) e presenta fenomeni come l'entanglemet, vale a dire che due particelle che nascono dallo stesso processo, ciò che accade a una particella ha effetti istantanei anche sull'altra, indipendentemente dalla distanza che le separa.
NON-LOCALITÀ - Il ricercatore italiano riporta che «l'apparato di misura ha rivelato forte non-località, certificando nel nostro esperimento che il fotone si è comportato simultaneamente sia come un'onda che come una particella. Ciò rappresenta una chiara confutazione dei modelli in cui il fotone è alternativamente o un'onda o una particella». O'Brien, direttore del Centro di fotonica quantistica, aggiunge: «Per condurre questa ricerca abbiamo usato un chip fotonico, tecnologia innovativa inventata a Bristol. Il chip, che è riconfigurabile e perciò può essere programmato e controllato per realizzare circuiti diversi, è una delle tecnologie leader per la costruzione del computer quantistico».